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Ristorazione: salute a rischio?

Secondo la Mental Health America, la ristorazione è uno dei PEGGIORI SETTORI per la salute mentale.

Ma serviva davvero un report per capirlo?

Un po’ sì perchè non è solo una sensazione, esistono numeri che parlano chiaro:

Il 40% di chi lavora nell’Ho.Re.Ca. lotta con l’ansia. E l’altro 60%? Probabilmente sta solo facendo finta di niente.

Secondo l’American Psychological Association, nel 2023 il 50% degli adulti tra i 18 e i 34 anni ha dichiarato di avere problemi di salute mentale. Se lavori in ristorante, quel numero è sicuramente peggio. Perché? Perché qui non si tratta di “stress da ufficio”, ma di sopravvivere a ritmi che farebbero impazzire chiunque.

E poi c’è il turnover infernale:

  • 80% dice che è la principale fonte di stress.
  • 55,85% non ha una vita privata.
  • 54,95% fa turni che nemmeno i robot della catena di montaggio.
  • 54,05% schiacciato da carichi di lavoro che farebbero impallidire un maratoneta.

Ah, e il consumo di alcol e sostanze? Non è per divertirsi, è per restare in piedi. Ma, tanto “basta la passione”, vero?

Quali sono le conseguenze del malessere mentale?

La grande fuga dalla ristorazione

Ehi, lo vedi anche tu, vero? Il settore della ristorazione sta implodendo. Gente che molla tutto e cambia vita, da chef a impiegato, da cameriere a qualsiasi cosa che garantisca meno stress, più soldi e, udite udite… un briciolo di vita privata. Perché? Perché fuori da questa giungla si lavora meno e si guadagna di più.

Il tempo è la vera moneta

Dicono che i soldi non comprano la felicità, ma il tempo libero sì. E tu lo sai bene, perché la tua domenica in famiglia è un lontano ricordo e le festività le passi a servire chi invece ha il privilegio di festeggiare. Nel frattempo, il conto in banca non riflette minimamente la fatica che fai, né fisicamente né mentalmente.

Soluzioni? Mah…

Qualcuno ci sta provando, tipo il servizio “Pronto, ci sono!” della FIPE-Confcommercio, una linea di supporto psicologico per ristoratori sull’orlo di una crisi di nervi. Peccato fosse attivo nel periodo pandemico.

Ci sono però delle iniziative per migliorare il clima lavorativo e aggiornamenti professionali, poi ovviamente esistono i percorsi personali dagli psicologi o psicoterapeuti…ma diciamocelo, finché le condizioni generali rimangono queste, quanti resisteranno davvero prima di sbattere la porta e dire “basta, me ne vado”?

Turnover in ristorazione: il circo senza fine

Lo sai meglio di chiunque altro: il turnover nel tuo ristorante è una piaga biblica. Entri in cucina e ogni settimana c’è una nuova faccia che non sa dove stanno i coltelli. E chi rimane? Sei tu e i pochi colleghi fissi, a tappare buchi e a mandare avanti la baracca.

Più casino per te

Ogni volta che qualcuno se ne va, indovina chi si becca il lavoro extra? Tu o i tuoi colleghi. Meno gente, più stress, orari infiniti e la sensazione di essere una macchina più che una persona. Il burnout è dietro l’angolo, ma chi se ne frega, tanto è così…vero?

Squadra? Quale squadra?

Con gente che va e viene come se la cucina e la sala fossero una fermata dell’autobus, l’unico senso di stabilità è il nervosismo. Addio affiatamento, addio team coeso. Perché un po’ di tempo per crearlo ci vuole.

Formazione? Ahaha, certo!

Ogni nuovo arrivato ha bisogno di imparare, ma chi lo forma? Magari tu, mentre cerchi di non bruciare tre piatti alla volta. Risultato? Tu fai il doppio del lavoro, loro arrancano, e alla fine il servizio ne risente.

Qualità? Un lontano ricordo

Clienti sempre più esigenti, personale sempre meno stabile. Tu cerchi di tenere tutto insieme con lo scotch, ma quando cucina e sala sono in caos, la qualità crolla e gli standard vanno a farsi benedire.

E poi c’è la batosta economica

Assumere, formare, perdere tempo (e soldi) a insegnare a qualcuno che probabilmente tra un mese se ne andrà. E chi paga il prezzo di tutto questo? Ovviamente il ristorante. Ovviamente tu, con l’ennesima notte insonne a chiederti se ne vale ancora la pena.

La ristorazione ti sta facendo a pezzi? Spoiler: sì.

Il malessere solitamente è condiviso: si trova in sala, in cucina, tra i tavoli. È ovunque. E non si ferma alla testa: lascia il segno anche sul corpo.

Se stai in ristorazione da più di 20 anni, il tuo corpo e la tua testa lo sanno benissimo. Lo dicono pure gli psicologi dell’Ordine Lazio e gli Ambasciatori del Gusto

Fisicamente sei un rottame? Beh, i numeri parlano chiaro:

  • Il 54% ha problemi di sonno (sempre che riesca a dormire).
  • Il 38% si sente costantemente giù (ma chi non lo sarebbe?).
  • Il 35% ha problemi di pressione (e no, non quella della planetaria).
  • Il 24% ha dolori muscolari e scheletrici (perché stare in piedi 12 ore non è una spa).

 

E poi c’è il cibo: mangi in piedi, di corsa, se va bene. Se va male? Salti direttamente il pasto. Risultato? Anche il tuo stomaco è in sciopero.

Più anni resisti in ristorazione, più ti smonti. E mentalmente? Ecco il pacchetto bonus:

  • Il 25% dice che l’ansia è peggiorata (l’altro 25% ormai si è arreso).
  • Il 29% è più irritabile e depresso (mentre il 30% ha deciso di far finta di nulla).
  • Il 28% si sente più isolato (il resto? O è stabile o ha smesso di chiedersi come sta).

 

Morale della favola: la passione è bella, ma anche avere una vita non sarebbe male.

 

La passione nella ristorazione basta ancora? O era solo una favola?

Onestamente? Non lo so più nemmeno io. Una volta si diceva che la passione bastasse a mandare avanti la baracca. Oggi? Oggi viviamo in un mondo diverso, con valori diversi e, diciamocelo, con priorità molto più chiare: lavorare meno, guadagnare di più e non farsi divorare dallo stress.

Quindi, torneremo mai a vedere una ristorazione piena di personale felice e motivato? Mah. Qualcosa mi dice di no.

Ma senti, tu che ne pensi? Vale ancora la pena? Sei ancora disposto a sacrificarti per questo mestiere? Pensi ci siano soluzioni a lungo termine?

Se hai qualcosa da dire, fallo sapere a tutti. Tagga Soplaya, facciamolo esplodere questo dibattito. Perché se nessuno ne parla, niente cambierà mai.

Problemi con la ricerca di personale? Abbiamo scritto anche “Trovare personale stagionale per il tuo ristorante non sarà più un problema: scopri come“.

 

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