La pandemia e, in particolare, il lockdown ci hanno costretti a rivedere le nostre abitudini comportamentali e anche di consumo, protendendo verso la riorganizzazione della nostra piramide alimentare, con una predilezione per le proteine vegetali piuttosto che animali.
Un cambiamento di rotta, dovuto sia ad una minor disponibilità economica sia ad una maggior sensibilità verso tematiche come il benessere personale e la sostenibilità ambientale.
Una presa di coscienza che ha portato ad un crollo dei consumi della carne: circa il 30% in meno rispetto all’anno precedente.
Il ruolo della filiera zootecnica nel surriscaldamento globale
L’attuale filiera zootecnica, infatti, è ritenuta una delle principali responsabili del surriscaldamento globale e, secondo la FAO, contribuirebbe per il 14,5% alle emissioni di gas serra totali.
I grandi animali da reddito – come bovini e suini – producono, durante i loro processi digestivi, anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) che, accumulandosi nell’atmosfera, provocano l’innalzamento delle temperature.
Un fenomeno che diventa ancor più critico quando parliamo di allevamenti intensivi, dove la densità dei capi di bestiame è piuttosto elevata e gli spazi a loro disposizione limitati e angusti; luoghi in cui gli animali vivono ammassati l’uno contro l’altro, senza essere rispettati nelle loro esigenze comportamentali.
In risposta a queste attività, negli ultimi anni, sono proliferati – anche in Italia – allevamenti di tipo estensivo e biologici, che non solo garantiscono agli animali la libertà di movimento ma anche la possibilità di godere di un’alimentazione completamente naturale e a bassa fermentescibiltà. L’impatto sull’ambiente, dunque, è nettamente inferiore e, al contempo, il benessere animale è rispettato.
La riscoperta della carne di coniglio: buona e sostenibile
Tuttavia, se volessimo ridurre ulteriormente gli effetti che la filiera della carne ha sull’ecosistema – senza necessariamente diventare vegani o vegetariani – dovremmo rivolgerci ad animali più “piccoli“, come polli oppure conigli che, a parità di bontà della carne, hanno meno esigenze e producono una quantità limitata di gas inquinanti.
A proposito di conigli: sapevi che, negli ultimi anni e nonostante le disquisizioni con gli animalisti, il consumo delle carni cunicole è aumentato del 25%?
La carne di coniglio infatti, bianca e magrissima, contiene proteine ad alta biodisponibilità ed è ipoallergenica, tanto da essere spesso impiegata nella preparazione di omogenizzati per bambini; una carne che ha sempre fatto parte della nostra tradizione gastronomica ma che solo recentemente è stata riscoperta, grazie alle sue eccellenti proprietà nutrizionali.
Az. Agricola “Coniglionatura”, un esempio virtuoso
Tra le realtà più virtuose operanti nel settore della cunicultura, non possiamo non citare l’Az. Agricola “Coniglionatura” che a Precenicco, in provincia di Udine, ha creato un’innovativo stabilimento per l’allevamento dei conigli, che trascorrono la maggior parte del loro tempo all’aperto, nutrendosi di erba medica, foraggi e cruscami – in proporzione diversa a seconda della fase di crescita.
In questo modo, gli animali crescono sani e forti, sviluppando carni sode e saporite che sono vendute fresche – e in diverse pezzature – oppure trasformate in deliziose conserve, come il patè di fegato di coniglio oppure il ragu, ideale per condire primi piatti a base di pasta fresca, dalle tagliatelle alle linguine, fino alle lasagne.
Perché scegliere la carne di coniglio
Se osservando il tuo menu ti accorgi di aver preferito finora le carni rosse, potresti prendere in considerazione l’idea di integrare gradualmente anche quelle bianche, scegliendo tra i fornitori virtuosi che “popolano” Soplaya, rendendo così concreto il tuo impegno per l’ambiente.
Riassumendo, ecco i motivi per cui dovresti inserire la carne di coniglio nella tua offerta:
⦁ Ha un ottimo profilo nutrizionale e può essere consumata da tutti in quanto ipoallergenica;
⦁ È sostenibile: i conigli producono meno gas serra rispetto agli animali da reddito di dimensioni superiori e, inoltre, hanno ridotte esigenze alimentari;
⦁ Fa parte della nostra tradizione gastronomica ed è apprezzato da un’ampia fascia di pubblico.