Il patrimonio enogastronomico italiano è, probabilmente, uno dei più vari – e diversificati – che il mondo intero possa vantare.
Il cibo e il vino, infatti, trascendono dalla semplice funzione nutritiva, per diventare la porta di accesso più immediata ad un territorio: la prima esperienza attraverso la quale il “viaggiatore” contemporaneo cerca un contatto con la cultura e con le tradizioni del luogo.
La spesa del 2021 e il successo dei prodotti artigianali e Presidi Slow-Food
Tuttavia, non sono solo i turisti a ricercare un legame verace – e per certi versi emotivo – con i prodotti, ma anche i consumatori “tradizionali” che, secondo alcuni studi, avrebbero aumentato il proprio interesse verso le tipicità regionali, Presidi Slow-Food e, in generale, i prodotti artigianali e homemade.
Alla ricerca – frenetica – di prodotti e materie prime 100% Made in Italy , si affianca la crescente sensibilità dei consumatori nei confronti della sicurezza alimentare e della sostenibilità, altre due costanti che, emerse con forza nel pieno della pandemia, si confermano anche nel nuovo Next Normal.
Tra i trend che il Covid non è riuscito spazzare via, ritroviamo infatti l’attenzione al tema ambientale.
Gli italiani mettono in tavola prodotti sempre più sostenibili e preferiscono punti vendita impegnati in iniziative per la tutela dell’ambiente o che offrono prodotti in confezioni più eco-friendly.
Dietro questa attitudine non c’è solo la voglia di rispettare l’ambiente ma anche un senso di dovere etico, di responsabilità verso le generazioni future e il bisogno di acquistare prodotti più sicuri per la propria salute.
Consumatori sempre più esigenti ed informati
In generale, possiamo asserire che oggi il consumatore non compra più solo il mero prodotto ma anche – e soprattutto – la sua storia.
Dunque, vuole capire chi lo produce, come lo produce e perché lo produce.
È un consumatore esigente, sempre più informato e consapevole, grazie all’esistenza di internet e dei social network – con tutti i pro e i contro che ne derivano.
Per soddisfare questo genere di clientela, sia che tu possieda un ristorante che un negozio, dunque, è opportuno non solo che tu ti rifornisca dei giusti prodotti ma anche che tu li conosca a fondo, così da rispondere con competenza ad ogni eventuale domanda, facilitando il processo d’acquisto e, allo stesso tempo, instillando curiosità e “meraviglia” nell’interlocutore.
3 Presidi Slow-Food da raccontare ai tuoi clienti
Tra i prodotti che più si prestano ad una simile attività di promozione, ci sono i Presidi Slow-Food che, per definizione, fanno parte dell’identità culturale di una determinata regione e, spesso, vengono prodotti da piccole e storiche realtà.
Di seguito, ti riportiamo alcuni esempi:
L’Aglio di Resia o Strok
L’aglio di Resia – in dialetto resiano Rozajanski Strok, o più semplicemente Strok – rappresenta un prodotto di nicchia del Friuli Venezia Giulia, molto ricercato e spesso considerato introvabile dai suoi estimatori.
È stato inserito nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari nazionali e nella lista dei Presidi Slow-Food, diventando – negli ultimi anni – motivo di traino per un progetto di sviluppo e rilancio di una valle montana marginale, ma fortemente legata al suo ambiente ed alla sua particolarissima identità.
Non ci sono date precise che stabiliscano l’inizio della coltivazione dello Strok in Val Resia, ma numerose testimonianze orali degli anziani della zona parlano di appezzamenti di aglio coltivati già in passato da nonni e bisnonni.
Sicuramente, quindi, si tratta di una coltivazione molto antica, che affonda le sue radici nella storia e nella cultura della vallata e della sua gente.
Dal punto di vista organolettico, ha un gusto molto intenso e persistente, con un profilo aromatico particolarmente ricco, ma privo della nota acre (pungente) che caratterizza le varietà più comuni, da cui si distingue anche per la maggiore digeribilità.
Inoltre, l’aglio di Resia appartiene al gruppo degli agli rossi, in quanto presenta una tunica pigmentata, con striature che vanno dal rosato, al rosso, fino al violaceo.
Lo Strok viene coltivato ancora oggi in piccoli appezzamenti sparsi sul territorio, a ridosso delle diverse frazioni della Val Resia.
Le caratteristiche dei terreni, unite ai metodi di coltivazione tradizionali ed al microclima tipico della valle, permettono di ottenere un prodotto di pregio, tipico ed irripetibile in altri contesti produttivi.
Oltre all’aglio, disponibile sia al naturale che in agrodolce, potresti pensare anche alla “crema di scapi” per stupire i tuoi clienti: gli scapi rappresentano i germogli dell’aglio che, una volta recisi e puliti, vengono ridotti in una crema dal gusto delicato, ideale da spalmare sui crostini oppure per condire paste fresche, magari fatte in casa; un prodotto versatile e unico.
Broccoletto di Custoza, il Presidio Slow-Food tra le vigne
Secondo la letteratura, il Broccoletto di Custoza apparve per la prima volta sulle Colline Veronesi agli inizi del 900′, quando rappresentava una coltura di recupero, di terreni aridi e “sassosi”, altrimenti incolti.
Oggi, grazie al lavoro – e all’impegno – di contadini come Policarpo Forante e Italo Pachera, lo ritroviamo negli orti oppure tra le viti, che ormai caratterizzano la maggior parte del paesaggio.
Si tratta di una pianta di dimensioni medio-piccole, con foglia allungata, espansa ed estremamente sottile.
A differenza di altri ortaggi appartenenti alla famiglia delle Crucifere, il Broccoletto di Custoza non sviluppa il tipico panetto fiorale, ma solamente un piccolo – e distintivo – cuore di foglie centrale.
È apprezzato sulla tavola per il suo gusto dolce e caratteristico, che ben si abbina a bolliti, salumi e formaggi a media-stagionatura.
Viene raccolto a mano, da Novembre a Febbraio, e attualmente sono solo 8 le aziende che lo producono.
La versione agrodolce è ideale per dar luogo a degli aperitivi casalinghi ricchi di gusto.
Fagiolo di San Quirino, la coltura riscoperta
Erano i primi anni dell’Ottocento e a San Quirino, piccolo centro del Pordenonese, già si coltivavano fagioli, fave e lenticchie; fonti proteiche preziose, soprattutto in tempi di carestia, che garantivano il sostentamento di molte famiglie.
Colture che, col passare del tempo, sono state gradualmente abbandonate, a favore di altre più redditizie, come il mais e la soia.
Tuttavia, grazie all’impegno di alcuni, sono state – letteralmente – riportate alla luce. Tra queste, anche un’antica varietà di fagiolo – denominato, appunto, Fagiolo di San Quirino e oggi inserito nell’elité dei Presidi Slow-Food.
I semi vengono interrati tra la seconda decade di Aprile e gli inizi di Giugno – nelle lande polverose de “I Magredi”-mentre il raccolto avviene a partire da metà Luglio.
Dopo essere stati colti, ed essiccati per un periodo al sole, vengono sgranati a mano, con grande delicatezza.
A rendere il Fagiolo di San Quirino apprezzato anche in Alta Cucina, sono la sua buccia sottilissima di colore marrone chiaro e la sua la polpa fine e compatta, che lo rendono particolarmente adatto ad essere utilizzato come ingrediente nella preparazione di creme e zuppe.
Dal fagiolo, è possibile poi ricavare una straordinaria farina, perfetta tanto per panificati quanto per la realizzazione di altri alimenti secchi, come i Tagliolini alla farina di Fagioli di San Quirino, che sono ottimi conditi con funghi porcini e speck.
Noi ti abbiamo riportato solo alcuni esempi ma, raccontando questi ed altri prodotti ai tuoi clienti, potrai fidelizzarli con maggiore facilità, rendendoli partecipi di un settore in continua evoluzione.
E su Soplaya, puoi trovare tante specialità, ognuna con una storia da raccontare.