“Senza”, “Privo di”, “Free”, queste sono le diciture che stanno scardinando le certezze del mercato alimentare moderno.
Secondo l’Osservatorio Ixè infatti, il 74% degli Italiani sceglie cibi “free from”, ovvero privi di ingredienti causa di intolleranze e allergie o ritenuti semplicemente dannosi per la nostra salute, come lattosio, glutine, zuccheri e conservanti.
Il boom dei Cibi Free From
Un trend in forte sviluppo, per un giro d’affari di oltre 320 milioni di euro. E a livello mondiale, si stima che il valore possa raggiungere – addirittura – quota 161 miliardi entro il 2026.
Secondo gli esperti, questo aumento esponenziale, è da ricondursi all’attitudine sempre più diffusa di acquistare alimenti che garantiscano maggiore benessere e uno stile di vita sempre più salutare.
Ad oggi, gli alimenti che comunicano l’assenza di alcune componenti nutrizionali sono 13.153, ovvero il 18,3% dell’assortimento di supermercati ed ipermercati – e la quota di mercato è in crescita.
Tra tutti, il claim più frequente è “senza conservanti”, che da solo genera l’11,5% delle vendite.
E anche quando si tratta di acquistare piatti pronti l’occhio cade sempre lì: secondo i dati raccolti dalla Nielsen infatti, la scritta “privo di” ha fatto lievitare le vendite dei primi piatti confezionati del 6.6%, fino a punte del 30% per le zuppe.
Consumatori sempre più attenti alla qualità
La buona notizia comunque, è che il livello di consapevolezza su ciò che si compra e si mangia è cresciuto.
Complice la crisi economica, gli italiani hanno riscoperto i valori della parsimonia e della moderazione nei consumi, puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
Tant’è, svela Coldiretti, che sempre più connazionali fanno la spesa direttamente nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori, per essere certi di comprare prodotti genuini, privi di residui chimici o altre sostanze di aggiunta industriale.
I nutrizionisti, però, ricordano l’importanza di seguire una dieta equilibrata e varia, senza demonizzare a priori le singole componenti, che possono rivelarsi utili entro certi livelli.
Cibi senza zuccheri aggiunti
Prendiamo per esempio lo zucchero: in quantità oculate non solo è un nutriente fondamentale, ma rappresenta il carburante principale delle nostre cellule.
Tuttavia è il primo a scomparire dal carrello, e la sua assenza genera paradossalmente consumi ripetuti, per soddisfare il desiderio di dolce.
L’ondata salutista quindi, favorisce un fai-da-te a volte controproducente.
Cibi senza grassi
Anche i grassi sono visti come il demonio, pur essendo indispensabili.
Attraverso loro assumiamo sostanze necessarie al corretto funzionamento dell’organismo, come le vitamine liposolubili.
Inoltre, gli acidi grassi «buoni» come gli Omega 6 e Omega3 svolgono un importante ruolo nella prevenzione di malattie cardiovascolari e hanno dimostrato un ruolo protettivo nei confronti di infiammazioni e malattie neurodegenerative.
Come sempre, è la dose a fare il veleno.
Per non avere problemi basta che i grassi non superino il 25-30% delle calorie totali giornaliere e che siano prevalentemente costituiti da grassi insaturi di origine vegetale come l’olio extravergine d’oliva.
Cibi senza glutine, lievito e lattosio
Poi c’è l’ampio capitolo delle presunte allergie e intolleranze alimentari.
E allora c’è chi compra senza lattosio o senza lievito perché gonfiano la pancia o esclude il glutine dalla dieta convinto di perdere peso.
Gli specialisti però, sottolineano come la quota di allergici, intolleranti e celiaci accertati non giustifichi i numeri sugli acquisti dei cibi «senza».
A quanto pare, rimarcare l’assenza di un determinato ingrediente è sufficiente per creare tendenza. Un forte stimolo seduttivo per i consumatori, alimentato da campagne pubblicitarie sempre più “green”.
Al prossimo articolo, il Team di Soplaya